Ieri sera è stato il momento di “Dilagotonie” di Claudia Caldarano, uno spettacolo di teatro-danza che ha racchiuso in se tutto e il contrario di tutto di ciò che l’amore può dare. I movimenti a volte ripetuti di continuo, e altri in modo dolce e riempiti d’aria della danzatrice hanno rimandato in modo forte e immediato alla sofferenza che un amore malato fatto di ossessioni, di giochi di potere, di angoscia, può dare. Ma soprattutto alla disperazione più intima che si può provare alla morte improvvisa dell’amato stesso.
La scena vuota, senza alcuna scenografia è bastata a riportarmi ad un immagine molto simile ad una foto in bianco e nero, dove una bambina vestita con un maglioncino a fiori prende vita con la prima nota di sassofono che da lontanissima è arrivata a invadere tutto il teatro. Quello che colpisce è come una sola attrice in scena possa con il suo corpo, con la sua danza riempire tutto il palco, è come se allo stesso tempo ci fossero stati dieci attori in scena con lei.
Uno spettacolo fatto di tachicardia, di cuore che danza con un’altro cuore a ritmi diversi.
Francesca Tè #konsulta