di Sonia Logiurato #konsulta
Il penultimo giorno di festival, Trasparenze accoglie Teatro Persona con le sue Aure.
In una stanza nera con tre grandi porte bianche su ogni lato entra una donna dalla figura molto lunga con il suo vestito nero che ricorda un po’ una signora di fine Ottocento- primo Novecento. Non si sa chi sia. I suoi movimenti leggeri, evanescenti, sfumati si dissolvono velocemente. Sembrerebbe essere alla ricerca di qualcosa che però ormai non c’è più. Come se si sentisse sola o volesse ricostruire una scena passata, questa signora porta nella camera altre due persone, un uomo e una donna, e li mette in posa come se si trattasse di due manichini evocanti una scena di un romanzo d’amore. Ma non si tratta di manichini, anche queste due figure sono dotate di vita propria e pian piano sembrano svegliarsi. I movimenti della seconda donna sono evanescenti come quelli della prima e alla loro leggiadria si oppone la fisicità maschile. Maschile e femminile appaiono come realtà e oniricità, come terreno e mistico.
Le luci sulla scena si accendono e si spengono scandendo il tempo e mostrando quadri diversi che si susseguono l’uno dopo l’altro come ricordi che scorrono come un fiume nella memoria. Inutile cercare di ricostruire una storia che non vuole essere raccontata, lo spettatore deve soltanto abbandonarsi alla sua immaginazione e gustarsi i quadri che gli vengono presentati con in sottofondo una musica classica che si interrompe e riprende marcando delle pause improvvise.
Fin dalle prime scene risalta il grande lavoro sul corpo delle due danzatrici Valentina Salerno e Chiara Michelini e dell’attore Francesco Pennacchia, ma la loro concentrazione sulle azioni da eseguire, a tratti, sembrava ricostruire quella quarta parete abbattuta con tanto sforzo dal teatro contemporaneo.
Lo spettacolo, ultima parte (per ora) della trilogia del silenzio e della memoria e ispirato alla Recherche di Proust e alle opere del pittore danese Vilhelm Hammershøi, propone delle Forme che toccherà allo spettatore riempire di Contenuti. Quindi si avvisano gli spettatori che ricercano delle verità in teatro che qui non ne troveranno, ma di fronte a tale Bellezza, non serve porsi troppe domande.