Comincia con lo spettacolo “Nympha, mane!” la residenza di ErosAntEros a Modena, con questo lavoro di repertorio la compagnia ravennate si presenta al pubblico in vista della settimana di permanenza al Teatro dei Segni e al successivo studio che sarà presentato il 25 gennaio (ore 21.00). Anche questo mese entriamo nella poetica e nel mondo creativo di una giovane compagnia italiana, con le sue connessioni, la sua profondità, le sue visioni percepite in trasparenza.
A seguire l’intervista realizzata dal giornalista Gianluigi Lanza e pubblicata sul Resto del Carlino, edizione di Modena.
Buona lettura e buon inizio residenza!
Davide, Agata, che cos’è “NYMPHA, MANE!”?
È il frutto di una ricerca pluriennale sulla figura della ninfa, in relazione all’uomo e al suo rapporto con le immagini, iniziata attraverso le letture di Ovidio, Dante, Boccaccio, Bellmer, Mallarmé, Laforgue, Warburg, Didi-Huberman, Agamben e altri ninfolettici. Uno sprofondamento in temi quali la follia, la memoria, il femminile, la possessione, il desiderio, confluiti successivamente anche nel progetto di Contagi mnestici, con cui si accompagna lo spettacolo.
La forma è un tentativo di composizione di molteplici linguaggi scenici contemporaneamente. Scenografie, proiezioni video, luci e musiche sono in essa paritariamente portatrici di senso, sullo stesso piano dei performer, dei testi scritti e detti. L’opera, così generata, trascina lo spettatore nella mente di un ossesso, che, rapito dall’immagine di una ragazza nascosta dietro il suo stesso riflesso, viene trascinato all’interno di un loop allucinatorio, senza scampo.
Come si articola la collaborazione tra voi nella costruzione degli spettacoli?
All’inizio, curavamo entrambi tutti gli aspetti, sempre assieme. Ma ora, con gli anni, si stanno delineando fra noi dei ruoli più precisi. Davide Sacco si occupa del music design e del rapporto con le nuove tecnologie, gestendo al contempo anche il lavoro tecnico e registico. Agata Tomsic, scrive testi e cura la drammaturgia, concentrandosi, nelle ultime produzioni, sul suo ruolo di perfomer-attrice. Allo stesso tempo, affianca le nostre attività anche organizzando incontri e producendo materiali teorici. Ma, come confermano le forme fin’ora sperimentate, non diamo mai nulla per scontato, per cui non è da escludere che questi ruoli in futuro cambino ancora.
Cosa presenterete la prossima settimana ai modenesi?
Studio senza titolo dal nuovo progetto Come le lucciole, che s’interroga sul rapporto tra artista e società contemporanea, attraversando Artaud, Pirandello, Pasolini, Tarkovskij, Didi-Huberman… Una sorta di manifesto poetico-politico che è al contempo per noi un nuovo modo di abitare la scena e rapportarci al pubblico.