Il Trasparenze Festival crea momenti di incontro, di scambio, di discussione. Nascono così gli appuntamenti di Teatro Sospeso, da un’idea di Silvia Mei, che si terranno venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 maggio a partire dalle 14.00.
A Napoli esiste la pratica del cosiddetto “caffè sospeso”, un gesto solidale per cui si offre a un bisognoso sconosciuto il piccolo ristoro di una tazzina di caffè.
Il Teatro sospeso intende promuovere una medesima pratica umanitaria, giocando sul doppio senso del termine “sospeso”, visto che di incontri, testimonianze e simposi intorno al fare e organizzare teatro si tratta.
Per tre giorni, nel grande foyer en plein air ritagliato nel Parco San Giovanni Bosco, la pausa pranzo e una parte del pomeriggio prima degli spettacoli del festival saranno dedicate a incontri con addetti ai lavori (studiosi, critici, operatori, artisti), appassionati e liberi spettatori intorno alle forme contemporanee della creazione e produzione di teatro.
Il modello è quello del “convito”: una mensa in cui convivere e condividere cibo e pensieri, toccando le differenti operatività del pensare e produrre teatro oggi.
> Venerdì 6 e sabato 7 maggio (h 14.00 – 17.00)
PUBBLICO DOMINIO, a cura di Silvia Mei e Agostino Riitano
La due giorni declina il tema del festival di quest’anno che esplora il mito contemporaneo della città e il suo posto nell’immaginario ipermoderno. Le linee di intervento e discussione verteranno in particolare intorno alla crisi dello spazio pubblico in quanto crisi della rappresentazione sociale e della democrazia partecipata. L’antica agorà ateniese, paradigmatico fulcro della partecipazione pubblica e metafora del bene comune, è stata progressivamente debilitata nella nostra attuale società attraverso interventi di privatizzazione ed espropriazione calati dall’alto e votati alla speculazione. Negli ultimi anni e in tutto lo stivale però numerosi ed emblematici progetti etico-culturali hanno promosso economie alternative down to up a partecipazione orizzontale per il riuso di spazi abbandonati e la riqualificazione umana e urbana. Con l’obiettivo di promuovere stabilmente servizi ed iniziative trasversali in centri minori come in grandi aree metropolitane, tali nuove progettualità promanano con la forza di un geyser e aspirano a una feconda gemmazione. La due giorni invita e alterna le voci di artisti, sociologi, architetti, studiosi di teatro, docenti universitari, funzionari pubblici e operatori culturali per condividere esperienze, rilevare criticità e schiudere possibili, anche sostenibili orizzonti per questa nostra “Italia SpA”.
6 maggio: Rossella Mazzaglia (Università di Messina); Federica Rocchi/Amigdala (Periferico – Modena); Mariarosa Lamanna/Maison Ventidue (HOMEMADE – Bologna); Anna Gesualdi/TeatrInGestAzione (Altofest – Napoli); Amerigo Mariotti (Spazio espositivo Adiacenze – Bologna); Claudia Fabris (artista); Carlo Infante (Urban Experience). Coordina Silvia Mei.
Coordina Silvia Mei.
7 maggio: Giuseppe Dieci (Direttore Generale Comune di Modena) / Rita Monticelli (Fondazione Cassa di Risparmio di Modena) / Alessandro Serra (Coworking Edera – Modena) / Ilaria Vitellio (Mappina – Mappa Alternativa della Città – Napoli) / Giovanni Ginocchini (Urban Center – Bologna) / Sergio Galasso, (Mare Culturale Urbano – Milano) / Matteo Bartolomeo (Base Milano – Milano) / Roberto Tognetti (iperPIANO – centro studi horrorVACUI, “Riusiamo l’Italia” – Novara) / Walter Dondi (Fondazione Unipolis) / Ligey Mbaye Babacar Ndiaye, Mamadou Fall (Associazione Takku – Senegal).
Coordina Agostino Riitano.
> Domenica 8 maggio (h 14.00 – 16.00)
CANCELLARE IL CARCERE // Il lavoro della Compagnia della Fortezza
Incontro con Armando Punzo/Compagnia della Fortezza
a cura di Cristina Valenti – in collaborazione con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna.
In occasione della presentazione della rivista “Quaderni di Teatro Carcere”
In quella che ha definito “autoreclusione” nella Fortezza di Volterra, Armando Punzo ha lavorato alla costruzione di una compagnia stabile superando lepremesse riabilitative del teatro in carcere a favore dei risultati artistici. Punto centrale del suo progetto: la continuità di un lavoro scevro da pietismi e paternalismi, che punta alla restituzione della “dignità alle persone che stanno pagando”. In ventisette anni di attività, la Compagnia ha prodotto oltre trenta spettacoli,ottenendo i riconoscimenti più prestigiosi in ambito teatrale, fra i quali sei premi Ubu. Da diversi anni il regista insiste sull’obiettivo di trasformare l’istituto di pena in istituto di cultura attraverso la “cancellazione” del carcere. Una “lotta contro la realtà” che non si prefigge di abolire il carcere quanto di abolire il carcere che è nell’uomo, “perché il carcere è invenzione dell’uomo”. Un risultato che è visibile a partire dalla trasformazione teatrale degli spazi, attraverso l’invenzione di percorsi, immagini e costruzioni sceniche che dilatano i confini della reclusione per aprirsi alla scena delle relazioni fra gli individui, in una comunità finalmente reintegrata. Su questi temi verterà il dialogo con Armando Punzo, in occasione di un incontro performativo che coinvolgerà alcuni attori della Compagnia della Fortezza.